Esperienza di Simona



Raccolgo l'invito di questa bella pagina e di chi l'ha creata per raccontare la mia storia.

In realtà non posso parlare di un percorso di consapevolezza, perché non ho mai vissuto un "prima" ed un "dopo". Da che ho memoria sono sempre stata così.  Ma così come? Questo bisogno di definizioni è esasperante. Diversamente alta, moderatamente in carne, piuttosto timida, mediamente studiosa, superficialmente credente. E poi si, anche lesbica.

Me lo aveva chiesto per la prima volta una compagna di scuola, la migliore amica delle elementari, non ricordo perché. "Ma tu sei lesbica? ". Da subito mi era sembrata una brutta domanda...il tono, la parola in sé che sentivo pronunciare per la prima volta aveva un carico di sprezzo che non mi faceva pensare a niente di buono. Suonava tipo " tu la notte ti trasformi in un licantropo?" oppure "io vado di qua, non dirmi che tu vai di là! "...  eccomi qui, che a 10 anni scopro di essere diversamente alta, moderatamente in carne, piuttosto timida, mediamente studiosa, superficialmente credente ed assolutamente  tonta. E poi si, anche lesbica.
La risposta, naturalmente (forse non tanto naturalmente, ma 30 anni fa la mia insicurezza cronica, il mio bisogno di essere come tutti gli altri scelsero per me) fu no.. no, ma che dici, certo che no.

Anzi, che brutta parola.
Ho sempre pensato che fosse una brutta parola. Persino il suo suono, intendo. 
Oggi le lotte sono state tante, le donne, le ragazze, forse anche grazie a modelli conosciuti ed apertamente dichiarati la usano come un  vestito abbastanza comodo, un jeans, senza fronzoli, a volte con ironia, a volte con spavalderia. Giusto così. Io la utilizzo ancora con molta parsimonia, forse perché mi ricorda quel giorno di tanti anni fa, quel senso di "rogna" che rischiava di distinguermi,  di allontanarmi dai miei amici di scuola. 
Ma oggi non mi fa più timore.

È semplicemente una parola, per definire solo una minima parte di me. Anche chiamandomi cosi io resto io, diversa da tutti gli altri che sono tutti diversi fra loro e possiamo essere inquadrati del tutto solo mettendo insieme un puzzle da 1 milione di parole. Chi ne ha il tempo e la voglia?

E così sono entrata a piè pari negli anni della mia adolescenza.
Senza altre domande, senza più domande, né fuori casa né dentro.

Sono cresciuta figlia unica di genitori giovanissimi. Ho osato poco, questo lo ammetto.  Mi volevano bene, ero una brava figlia. Da li a fare la brava figlia perche mi volessero bene e' stato un attimo. Me ne stavo protetta e comoda nella mia poltrona di introversa..  e quel non chiedere dei miei mi lasciava sufficientemente libera di sentire, di essere dentro di me ciò che ero. Perché di questo non ho mai avuto dubbi, né mi pareva di avere alternativa. A me piacevano le ragazze e nel mio futuro ci sarebbe sicuramente stata una ragazza
.
La tanto temuta fase adolescenziale è così trascorsa in modo molto tranquillo, persino noioso.
Innamorata della prof di ginnastica, il classico dei classici. Immaginando un mondo virtuale in cui un dettaglio lacerasse la sua  corazza rivelando la passione assoluta per me, nascosta ma tangibile, come Kelly McGills e Tom Cruise in Top Gun (ragazze, sta per uscire il sequel,  vi consiglio di andare a vedervi il primo, non  ve ne pentirete, parola mia).

All'eta di 20 anni la sognatrice ha prevalso e mi ha introdotta nella realtà .
Non volevo chiudermi fra le 4 mura di un ufficio ed ammuffire cosi  per anni senza uscire dalle mie sicurezze, avevo bisogno di confrontarmi con qualcuno... 
Una breve corrispondenza epistolare (tipo come si usa oggi con Tinder, ma con attese snervanti che solo da 40 anni in su mi possono capire, fantasie e batticuori nell'attesa di trovare una lettera nella buca) ed ho conosciuto la fidanzata n. 1. 
Complice una bolletta telefonica decisamente salata (anche qui i ventenni non mi possono capire) ho preferito dare una vera giustificazione a mia madre. Una spiegazione per ciò che stava succedendo nella mia vita, convinta come ero che stare con qualcuno volesse anche dire migliorarsi.
Il coming out avvenne una sera, nel bagno di casa, primo momento di relax per lei dopo una lunga giornata di lavoro. Tutt'altro rilassante per me che mi aspettavo di tutto, la cacciata di casa (fidanzata n 1 era una terrorista in questo, avendo vissuto in casa sua una quantità di episodi raccapriccianti), l'insulto verbale, il pianto dirotto.
Ma il pianto dirotto fu il mio, una maschera di pianto e paure.
Madre invece è rimasta integra, forse scioccata, forse non del tutto. 
Parlando di questo uso molti "forse" perché non ha tradito troppe emozioni, scossa come era "forse" dalle mie lacrime straziate - non ricordo di aver piu pianto così a lungo. 
Mi ha rivolto qualche domanda, mi ha chiesto un po' di tempo per assorbirla,  tempo anche per gestire papà. Insomma, lì per lì non è stato affatto il disastro.

Da lì madre si è fatta carico dei pesi più pesi, proteggendo da una parte me trattandomi come se nulla fosse successo, addirittura assecondando i miei incontri amorosi per assicurarsi che fosse davvero un mondo che mi apparteneva. E proteggendo dall altra mio padre, perché se forse già lei aveva qualche difficoltà sarebbe stato ancora più difficile per lui. 
Il suo senso di protezione l ho vissuto come un gesto d amore assoluto, non è entrata a gamba tesa nella mia vita, non mi ha mai fatto una domanda fuori posto ed in generale ha affrontato certi argomenti solo se ero io ad iniziarli,  ha messo la mia felicità sicuramente davanti la sua. Ne abbiamo parlato anche poco, donna di poche parole ma capace di atti d'amore forti. È anche stato un limite molto condizionante. Molto.

Non mi pento di questo coming out. Allora mi sembrava inevitabile e corretto
.
Ma oggi, trascorsi vent'anni da quella sera, devo confessare che non so dire se  sia stata una scelta felice.
Però è stata una mia scelta, ed ha sicuramente determinato chi sono oggi.
Nel frattempo la mia vita e' trascorsa e trascorre tuttora, fra sogni, tentativi più o meno riusciti di felicità, ho raggiunto una indipendenza economica ed anche fisica dalla famiglia,  alla fidanzata 1 ne sono successe altre, tutte molto importanti anche loro per chi sono diventata e per capire chi non volevo essere. 
Con questo bagaglio sono entrata in una fase di vita molto importante, che è quest'ultima. Quella in cui sento di aver raggiunto una felicità piena e consapevole, dopo aver atteso molto e con un inizio di insofferenza ma non invano una persona, la mia persona, la fidanzata senza numero. La peggiore in assoluto come le ho detto una volta , quella che è entrata dritta al mio cuore con abilità chirurgica, con meraviglia abbagliante, una cattedrale di bellezza che non voglio smettere di scoprire.
Una felicità tanto piena , tanto preziosa da farmi notare come sia stonato, innaturale quell anello mancante, parlare apertamente a mio padre di me.

A volte il tempo fa comprendere meglio e senza troppe parole chi siamo e l'affetto rimane immutato e silenzioso. 
A volte senti che basta ed è ora di invitare chiaramente  chi manca, qualunque sia l'esito.. senti  che per proseguire devi passarci attraverso, un attimo senza le mani sul volante ma con gli occhi ben puntati verso la meraviglia di essere se stessi.

Simo

Commenti

  1. Ci si racconta quando si è pronti, ognuno ha i suoi tempi.
    Storia toccante narrata in modo delicato e profondo.

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    1. Vero, proprio così, ognuno ha i suoi tempi per raccontarsi. Grazie mille per aver commentato e leggere le storie del blog. A presto.

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